“Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti.”

In questa frase, pronunciata da Umberto Eco, c’è il senso di questa serata: il senso profondo per cui si tiene proprio qui, in questa splendida cornice dell’Archiginnasio. E’ una serata di danza, di musica e parole che, solo a uno sguardo, o a un orecchio poco attenti, può risultare estranea a un luogo così importante per il cammino della conoscenza. Perché in realtà qui celebriamo proprio, come sosteneva Eco, la natura intrinseca della conoscenza che si trova nella ricerca: la ricerca di una combinazione perfetta tra domanda e risposta. Ma cos’è questa combinazione perfetta?
Proprio là – dove la parola giusta trova il momento perfetto per appoggiarsi alla giusta armonia -, in pochi minuti un autore è in grado di trasmettere emozioni, di farci provare felicità, di farci immaginare come è profondo il mare, di incantare con pensieri e parole, di inventare un’avventura con Anna, con Anna e Marco, con Caruso, con dieci ragazze.
Sono passati ottant’anni da quando, a distanza di poche ore uno dall’altro, sono nati due artisti in grado di concepire al meglio questa straordinaria arte della sintesi che è racchiusa nella canzone popolare, creando modi di dire, e modi di essere, in grado di travalicare i confini della musica stessa, diventando fenomeni sociali, politici e di costume.
Quello che li accomuna è stata proprio la capacità in entrambi di percepire, all’interno di un mondo musicale in pieno cambiamento, il momento perfetto per applicare nuovi stili e nuove sonorità alla musica italiana, di fatto, rivoluzionandola.
Gli elementi del rock psichedelico e del soul hanno un ruolo fondamentale nelle prime produzioni di Lucio Battisti, così come le sonorità fusion permeano la produzione centrale di Lucio Dalla la cui formazione jazz si avverte nel riconoscibilissimo scat che caratterizza i suoi brani.
Da questi giganti si apprende una lezione immensa; cioè che occorre innanzitutto sapere ascoltare prima di conoscere la prossima mossa, esattamente come nella danza, in questo caso metafora perfetta, e visibile, delle parole messe in movimento. Per questo ogni categoria dentro la quale si cerca di racchiudere questi due autori è riduttiva. In realtà, come si evince anche dalle loro biografie, Lucio Battisti e Lucio Dalla erano troppo liberi per essere classificabili e se uno fuggiva da tutto, l’altro sapeva prendersi gioco di tutto, quasi due facce della stessa medaglia.
Sul finire degli anni ’80 Lucio D. propose a Lucio B. un tour insieme sull’onda del successo di quel Banana Republic proposto qualche anno prima dall’accoppiata Dalla/De Gregori, ma Battisti rifiutò dicendo “Sai ormai io faccio cose diverse, mi piace sperimentare, innovare, proporre qualcosa di alternativo”.
E’ vero: se solo proviamo a immaginare un tour, un video, una partecipazione a un concerto con i due Lucio che interpretano le loro migliori canzoni, possiamo avvertire un brivido epocale, nel senso che sicuramente sarebbe stato qualcosa in grado di segnare un’epoca.
Ma se ci concentriamo sulla domanda di Dalla e sulla risposta di Battisti capiamo che tutta la loro opera è incentrata, per tutta la vita, su quella cosa lì: la ricerca di un brivido, la voglia e la gioia che guidano la ricerca, perché se tutta la conoscenza è un viaggio giocoso, almeno per questa sera, la si può sintetizzare in queste due frasi: prendila così e balla balla ballerino.